SDGS IN AFRICA: IL TOGO VERSO IL 2030

Il Togo, paese dell’Africa occidentale situato tra Ghana e Benin e affacciato sul Golfo di Guinea, ha oggi una popolazione di circa otto milioni di persone, destinata a raddoppiare entro il 2050, e una età media di 19 anni. Nel Global Hunger Index 2019, il Togo si ferma all’81° posizione su 117 paesi presi in esame, evidenziando come circa il 50% degli abitanti non goda di sicurezza alimentare a causa della bassa produttività delle terre, delle piogge irregolari e degli alti prezzi del cibo.

In presenza di tali difficoltà, il governo togolese si è impegnato a consolidare le basi per la realizzazione di una crescita più inclusiva, sostenibile e resiliente, tramite una trasformazione strutturale dell’economia, la creazione di posti di lavoro, lo sviluppo del settore privato e delle infrastrutture. A questo scopo, ha integrato i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile elaborati dalle Nazioni Unite all’interno del Piano Quinquennale di Sviluppo nazionale 2019-2023, con il quale mira a trasformare strutturalmente l’economia, creare posti di lavoro e realizzare una crescita più inclusiva, sostenibile e resiliente.

L’approccio adottato dalla riforma è di tipo multisettoriale: il documento pone in primo piano alcuni dei diciassette obiettivi di sviluppo, tra cui la sconfitta della fame e della povertà (SDG n. 1 e 2), il miglioramento del sistema di formazione professionale (SDG n. 4), la riduzione delle diseguaglianze di genere (SDG n. 5), il più ampio accesso ad acqua pulita e servizi sanitari (SDG n. 6), la creazione di posti di lavoro (SDG n.8), l’innovazione in campo industriale ed infrastrutturale (SDG n. 9), il rafforzamento delle partnership e della cooperazione per gli obiettivi comuni (SDG n. 17), evidenziando però come essi siano tutti strettamente collegati ed interdipendenti tra loro.

Una ricerca condotta nel 2012 dal Ministero della Salute, in collaborazione con l’UNICEF, ha evidenziato infatti che l’alto tasso di malnutrizione presente in Togo sarebbe legato anche alla scarsa informazione ed educazione a riguardo, e dunque all’assenza di un sistema di istruzione inclusivo, oltre che alle disuguaglianze sociali e di genere, agli effetti del cambiamento climatico e alla carenza di infrastrutture e tecnologie agricole.

Uno dei pilastri della strategia quinquennale riguarda lo sviluppo di una solida industria agroalimentare attraverso la creazione di una speciale piattaforma digitale dedicata allo sviluppo del settore agricolo, per incrementare la produttività delle colture e facilitare il coordinamento tra produttori, acquirenti e distributori. Innovazione industriale ed infrastrutturale e buona occupazione non possono però prescindere dalla creazione di un sistema di formazione inclusivo, equo e di qualità. Per questo, con il Piano educativo 2014-2025, il governo togolese si impegna anche a migliorare strutturalmente l’apparato educativo, allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’istruzione primaria universale entro il 2022 e garantire un’efficiente preparazione tecnica dei futuri lavoratori.

A questo scopo, la riforma del sistema scolastico ha introdotto nuovi programmi di istruzione secondaria tecnica, professionalizzante ed attitudinale più vicini alle richieste del mercato del lavoro. Un esempio di eccellenza in questo campo è il Regional Center of Excellence in Avian Sciences (CERSA), istituito nel 2014 presso l’Università di Lomé, l’unica in tutta l’Africa centrale ed occidentale impegnata nella lotta alla carenza di esperti tecnici nel settore dei prodotti avicoli. Il CERSA attrae studenti di diverse nazionalità offrendo loro una formazione professionale specifica ed ha garantito fino ad oggi la preparazione di più di 500 tecnici del settore operanti in Togo, Benin, Burkina Faso, Mali e Senegal. Attraverso le partnership stabilite con numerose università africane ed internazionali, il CERSA sta contribuendo anche alla ricerca, allo sviluppo e alla condivisione di conoscenze tecniche, oltre che alla promozione dell’industrializzazione di tutto il continente. Il successo del CERSA ha spianato la strada al Togo e a tutta l’Africa per stabilire nuovi centri di eccellenza e dà spazio alla speranza che il trend di miglioramento ed ampliamento dell’accesso al sistema educativo e di formazione professionale possa rimanere tale.

Uno degli ostacoli presenti nel percorso verso il raggiungimento di un’istruzione inclusiva ed universale è costituito dal gap di genere. Nonostante il governo abbia ratificato una serie di accordi a tutela dei diritti delle donne e contro la violenza di genere (primo tra questi il Protocollo di Maputo, entrato in vigore nel novembre 2005 in difesa dei diritti delle donne e siglato da 42 paesi facenti parte dell’Unione Africana) ed elaborato una Politica Nazionale per la parità di genere nel 2011, ancora oggi troppo spesso sono le consuetudini e le pratiche tradizionali a prevalere, al di fuori di quanto stabilito dalla Costituzione. Un esempio è il caso dei matrimoni minorili, tuttora uno dei problemi più diffusi in Togo: nonostante la legge stabilisca i 18 anni come età minima legale per il matrimonio per i cittadini di entrambi i sessi, molte donne minorenni sono costrette dalle proprie famiglie a sposarsi. L’aborto, inoltre, è tuttora considerato illegale ad eccezione dei casi di stupro o incesto, quando il feto risulta compromesso o la vita della donna è in pericolo. Anche se nel quadro legislativo uomini e donne risultano avere pari accesso alle risorse economiche e alla vita lavorativa, le donne continuano a subire discriminazioni nell’istruzione, nell’occupazione, nella remunerazione e nell’accesso alle pensioni. Anche a livello di partecipazione politica, nonostante la Costituzione togolese preveda il suffragio universale, pratiche e costumi tradizionali, sociali e comunitari (quali il ruolo femminile di madre e di moglie, la totale dipendenza economica dal marito, il basso livello di istruzione) impediscono spesso alle donne di partecipare attivamente alla vita politica e pubblica. Lo stesso trend si registra nell’accesso alla giustizia, anch’esso garantito dalla Costituzione ad ogni cittadino: una serie di fattori tra cui la povertà, la limitata conoscenza delle leggi, l’insufficiente numero di giudici specializzati in questioni di genere, contribuiscono infatti a privare le donne di una piena tutela.

Nel tentativo di raggiungere l’obiettivo numero 5 entro il 2030, il governo del Togo ha avviato una revisione della Politica nazionale sulla disparità di genere ed ha integrato anche questo obiettivo tra le priorità da affrontare nel suo Piano quinquennale.

Attraverso l’attuazione del programma di investimenti in campo agricolo infatti, si intende promuovere anche l’occupazione e l’emancipazione femminile. Per il momento, tuttavia, il raggiungimento della parità di genere resta uno degli obiettivi più difficili da realizzare e i progressi risultano ancora insufficienti.

L’impegno comune per la realizzazione degli obiettivi: SDG n. 17

Dall’analisi del Piano quinquennale emerge dunque con chiarezza il legame tra gli ostacoli al raggiungimento dei diversi obiettivi di sviluppo e le strategie da attuare per superarli in vista del 2030.

La lotta alla fame e alla povertà, la riduzione delle disuguaglianze interne e della disparità di genere e il miglioramento delle infrastrutture e del sistema educativo sono tutti punti programmatici che si influenzano reciprocamente e costituiscono un unico macro-obiettivo. Il traguardo può essere raggiunto solo tramite la creazione di partnership strategiche tra governi ed istituzioni ed una efficace cooperazione tra il settore privato e la società civile.

In questa ottica, la Banca Mondiale si è impegnata a supportare lo sviluppo di una partnership con il Togo per il periodo tra il 2017 e il 2020, designata per aiutare il Paese nel suo percorso verso l’attuazione dei diciassette obiettivi tramite il sostegno al settore privato, agli investimenti e ai servizi pubblici, il rafforzamento della governance e delle istituzioni togolesi. Il portfolio della Banca mondiale in Togo prevede dieci progetti nazionali e cinque regionali, per un impegno totale di 385,5 milioni di dollari, attinenti a diversi settori. Una gran parte dei fondi è destinata ad iniziative nell’ambito dell’agribusiness, delle infrastrutture e del settore manifatturiero. La Banca mondiale ha stanziato fondi fino a 330 milioni di dollari per la sua strategia in Togo, che prevede anche la ricerca di accordi con le banche locali per il finanziamento dei progetti. Grazie a questo sostegno e ai miglioramenti normativi nazionali, il Togo è riuscito a raggiungere la 137° posizione all’interno del Doing Business 2019 (dalla 154° nel 2016).

Nella crescente consapevolezza di come povertà, corruzione e limitato accesso all’istruzione ostacolino fortemente la crescita economica e lo sviluppo del settore privato, molti paesi del continente africano hanno aderito allo United Nations Global Compact, l’iniziativa promossadalle Nazioni Unite per incoraggiare le imprese di tutto il mondo ad adottare politiche sostenibili e rispettare i principi della responsabilità sociale d’impresa, la trasparenza, i diritti umani e dei lavoratori, la sostenibilità ambientale, la lotta alla corruzione.

Per promuovere l’attuazione della strategia del Global Compact sono nati in Africa dieci network locali, più altri sette ancora in via di sviluppo, allo scopo di facilitare la diffusione dei principi e degli standard internazionali, il coordinamento delle politiche e la comunicazione.

Per quanto riguarda il Togo, una sola organizzazione locale risulta essere attualmente attiva nei network del Global Compact. La Concertation Nationale de la Société Civile du Togo (CNSC Togo), che riunisce attori della società civile e movimenti sociali locali nel promuovere la cooperazione, la democrazia e lo stato di diritto, ha aderito all’iniziativa il 22 febbraio 2018. La Alliance Nationale des Consommateurs et de l’Environnement (ANCE-Togo), altra organizzazione non governativa locale che ha aderito al Global Compact nel febbraio 2015, risulta invece avere attualmente un ruolo inattivo a causa di difficoltà nella comunicazione dei risultati.

In conclusione, nonostante i tanti ostacoli ancora presenti nel cammino del Togo verso il 2030, i progressi fatti costituiscono un presupposto per credere che il trend di sviluppo del Paese si mantenga positivo. Tra le migliori strategie di diffusione di consapevolezza circa i diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile spicca, assieme alla creazione di nuove partnership internazionali, il ruolo di innovazione e partecipazione attiva dei giovani africani. I giovani togolesi, dinamici ed intraprendenti, portano con sé l’energia e l’ottimismo di cui il Paese ha bisogno per realizzare i suoi obiettivi prioritari. La loro crescente consapevolezza di rappresentare un’essenziale forza motrice nello sviluppo globale ha portato alla creazione di associazioni di attivismo e volontariato giovanile, per sensibilizzare la cittadinanza sui temi dello sviluppo sostenibile e l’interazione con i governi per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.

Fonti:

hiips://sustainabledevelopment.un.org/

hiips://www.globalhungerindex.org/

hiip://togo.opendataforafrica.org/

hiip://uis.unesco.org/

hiips://data.unicef.org/

hiips://www.globalpartnership.org/

hiips://www.worldbank.org/

hiips://www.doingbusiness.org/

hiip://togoembassylondon.com/

hiips://www.uniafrica.org/

hiips://www.togofirst.com/

hiips://www.genderindex.org/

hiip://hdr.undp.org/

www.globalcompactnetwork.org/it/

www.idealist.org

Elena Abbatiello

Junior Programme Officer presso Fondazione Cariplo