“La più recondita memoria degli uomini”: recensione del libro di Mohamed Mbougar Sarr, vincitore del Premio Goncourt

Avete mai avuto tra le mani un libro in grado di cambiarvi la vita? Un romanzo “la cui importanza non sta tanto nella certezza che sarà cruciale nella vostra vita futura, quanto nell’intuizione che in realtà è cruciale da sempre, da prima che la incontrassimo, come se ci avesse aspettato e attirato verso di lei”? Diégane Latyr Faye, scrittore senegalese in piena crisi creativa, si imbatte proprio in un libro del genere, “Il Labirinto del disumano”, romanzo scritto nel 1934 a Parigi dallo scrittore senegalese T.C. Elimane.

Dopo averlo letto, Diegane decide di dedicare la sua vita a risolvere gli enigmi che il libro porta con sé. Non sono pochi: opera prima dell’autore, il libro è stato prima osannato poi ostracizzato dalla critica parigina, che lo ha accusato di plagio. Accusa terribile, seguita da unanime condanna, che ha portato alla distruzione di tutte le copie del libro, tranne quella arrivata, quasi un secolo dopo, in mano a Diégane. Anni di silenzio, durante i quali l’autore ha fatto sparire le sue tracce. Non ci sono stati altri romanzi, nessun’altra testimonianza scritta.

Elimane continua però a esistere nei ricordi delle persone che lo hanno incontrato. Sarà il libro a sedurre Diégane, saranno i racconti a guidarlo nella sua ricerca. Un flusso di testimonianze orali che con la potenza dell’evocazione fanno rivivere Elimane, come scrittore e come uomo. Narrazioni che si snodano nel tempo e nello spazio, e che accompagnano lo scrittore in un personalissimo viaggio di formazione e di scoperta del suo posto nel mondo.

Non cercare mai di dire di cosa parli un grande libro. O, se lo fai, dai l’unica risposta possibile: di niente. Un grande libro parla sempre e soltanto di niente, ma dentro c’è tutto”.

“La più recondita memoria degli uomini”, dell’autore senegalese Mohamed Mbougar Sarr, vincitore del Premio Goncourt 2021 è un libro complesso. Ciò che colpisce del romanzo è la sua universalità, la densità dei temi trattati e la quantità di riferimenti storici e letterari. Un libro che attinge dalla cultura Serer e che supera le barriere tra mondo visibile e mondo invisibile. Un libro che gioca con la Storia, snodandosi tra la fine del 1800 e i nostri giorni, viaggiando tra Senegal, Europa e America Latina. Che fa incontrare e rincorrersi, come dentro ad un labirinto, personaggi di fantasia e personaggi realmente esistiti.

A cominciare da Yambo Oulouguem, scrittore maliano vissuto dal 1940 al 2017 a cui il libro è dedicato. Il suo romanzo d’esordio, “Il dovere della violenza”, fu insignito del Prix Renaud nel 1968 e poi accusato di essere il risultato di un plagio compiuto ai danni dello scrittore inglese Graham Green. Oulouguem decise di ritirarsi dalla scena letteraria occidentale.

Mohamed Mbougar Sarr trasforma Oulouguem nel misterioso e affascinante T. C. Elimane, e affida al giovane Diégane il compito di cercarne le tracce.

Diégane si mette dunque in viaggio lasciando il conforto della sua vita parigina, dove passa il tempo con il suo gruppo di amici, talentuosi e giovani scrittori “del ghetto africano”. Si reca ad Amsterdam, per ascoltare i ricordi della “Donna ragno” Siga, autrice senegalese di fama internazionale e parente di Elimane. Siga lo introduce ai segreti della sua famiglia: gli presenta la grande ava, Moussane, la madre di Elimane, e gli uomini che l’hanno amata e che hanno ispirato Elimane, il padre e lo zio.

In continua competizione, i due incarnano la lacerazione provocata in Senegal dalla colonizzazione: il rifiuto per l’occidente e la ricerca della conoscenza tradizionale e religiosa da una parte, la fascinazione per la cultura francese, la voglia di essere parte di una grande nazione e la decisone di partire dall’altra.

Ogni uomo sulla terra deve scoprire la propria domanda. Non vedo quale altro scopo dovrebbe avere la nostra permanenza qui….io ho avuto la fortuna di trovare ancora molto giovane la forma della mia domandami sono però fatto carico di un’altra angoscia: essere ossessionato per sempre dal silenzio aperto dalla mia richiesta.”

I racconti di Siga accompagnano Diegane in America Latina: è lì che Elimane ha vissuto, dopo la parentesi europea, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale all’inizio degli anni Ottanta. Un soggiorno ricco di incontri e di mistero: cosa abbia spinto Elimane a lasciare l’Europa, cosa cercasse, perché non avesse più scritto, restano enigmi irrisolti.

Ambientare un lungo capitolo della storia di Elimane in Argentina permette a Sarr di omaggiare alcuni dei suoi maestri, lo scrittore argentino Ernesto Sábato e il polacco Witold Gombrowicz. I due scrittori diventano infatti personaggi del romanzo e accompagnano Elimane tra caffè letterari e triangoli amorosi. Il romanzo “I detective selvaggi”, del cileno Roberto Bolaño, ispira i capitoli dedicati ai misteriosi viaggi che Elimane compie nel suo soggiorno americano. Il titolo stesso del romanzo, “La più recondita memoria degli uomini”, è una citazione del libro di Bolaño.

In questo modo Sarr esplicita la sua idea di canone letterario: rivendica la possibilità di attingere alla biblioteca universale della letteratura, di porsi in continuità con una infinita genealogia di narratori e di stili, di aggiungere il proprio tassello al processo di affermazione nel mondo di un canone letterario africano, plurale per lingue, cultura e tradizioni. Originario e contaminato, mai subalterno, o etichettabile. Libero dalla subalternità al canone letterario europeo o nordamericano.

Diegane, lasciata Siga, decide di tornare in Senegal. Cerca Elimane lì dove tutto è iniziato, a casa, organizzando un viaggio che vuole essere quasi un pellegrinaggio di discernimento attraverso cui incontrare lo scrittore e trovare la propria ispirazione. Troverà invece un Paese in tempesta.

Con grande maestria Sarr ci guida alla scoperta delle due anime del Senegal che accoglie Diégane: quello della città, veloce, drammatico e teso verso il futuro, che cerca il proprio spazio e lotta contro le istanze conservatrici interne. Digitale, globalizzato e alla ricerca di una propria emancipazione culturale e politica. Il Senegal rurale, in cui il tempo sembra scorrere in maniera diversa, in cui la memoria è ancora affidata al racconto orale e in cui la tradizione pervade ogni aspetto della vita, in cui lo spazio non è quello fisico e il corpo non è che una delle manifestazioni dello spirito.

In città, a Dakar, Diégane assiste ai tumulti provocati dal drammatico suicidio di Fatima Diop, studentessa dissidente che compie un gesto estremo per denunciare la corruzione e l’immobilismo del governo senegalese. Fatima imita “il mitico suicidio delle donne di Nader, che hanno preferito darsi fuoco in una capanna anziché arrendersi ai coloni”. La morte della ragazza, filmata e trasmessa in diretta streaming sui canali social, scatena l’indignazione dell’opinione pubblica. Diégane non prende parte alla rivendicazione dei suoi coetanei, e decide piuttosto di dirigersi verso il villaggio originario di Elimane, che si trova nella regione del Fatick, la stessa zona da cui proviene la sua famiglia (e quella di Sarr).

Qui incontrerà l’ultima grande narratrice del romanzo, Maam Dib: ultima compagna di Madag, nome Serer di Elimane, racconta una versione ancora diversa della sua vita e consegna a Diégane le sue ultime memorie. Diégane si confronta finalmente con il suo beniamino, e compie il suo destino.

Mohamed Mbougar Sarr

Mohamed Mbougar Sarr è nato in Senegal nel 1990 e vive a Parigi. Nel 2021 ha vinto il premio Goncourt per il romanzo “La più recondita memoria degli uomini”, pubblicato dalla casa editrice E/O. E’ già stato insignito di diversi premi, tra cui il Premio Stéphane Hessel per la sua novella “La cale” (2014). Con E/O ha pubblicato “”Terra violata, romanzo grazie al quale nel 2015, a soli 25 anni, ha vinto il Premio Ahmadou Kourouma al Salone del Libro di Ginevra e il Gran premio del romanzo meticcio all’isola della Réunion.

Francesca Panunzi

Esperta di cooperazione di credito e accanita lettrice