IMPRENDITORIA FEMMINILE IN SENEGAL E NEL SETTORE TESSILE
PREMESSA Le disuguaglianze di genere rappresentano un considerevole ostacolo allo sviluppo sostenibile e alla crescita economica: il basso tasso di integrazione delle donne sul mercato del lavoro (e le conseguenti disparità economiche) costituisce uno dei fattori fondamentali per il raggiungimento della parità di genere. In questa cornice, la creazione di un fondo nazionale per la promozione dell’imprenditoria femminile in Senegal rappresenta un tentativo di favorire la partecipazione delle donne alla vita economica del paese. Tale decisione si colloca perfettamente nell’ambito del Goal 5 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, diretto a raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze. Al tempo stesso, rappresenta uno stimolo sia alla riduzione delle disuguaglianze (Goal 10) che agli obiettivi economici in senso lato, in ragione della crescita economica di cui potrebbero beneficiare i paesi grazie ad un aumentato coinvolgimento femminile nella vita economica.
Dopo il 1960, data dell’indipendenza del Senegal dalla Federazione del Mali, il neonato stato dell’Africa occidentale iniziò ad interfacciarsi alle sfide economiche e politiche di natura prima continentali poi mondiali. Nel settembre 1960 Léopold Sédar Senghor venne eletto primo presidente del Senegal e dopo 20 anni di governo, precisamente nel 1981, si ritirò dalla vita politica del Paese. La presidenza passò quindi al suo successore Abdou Diouf. Dopo un tentativo fallito di federazione con il piccolo Gambia, il Senegal era ormai pronto per la svolta democratica e per affrontare, nei primi anni 2000, le sfide geopolitiche che lo attendevano. L’interfacciarsi alla globalizzazione non fu facile per il Senegal. I cambiamenti durante tutto questo processo, sia sotto il profilo economico che sociale, furono molti. Con l’indipendenza non cambiò solo il Paese ma cambiarono anche i senegalesi e soprattutto le donne senegalesi.
Il forte tasso di emigrazione verso l’estero sommato a quello dai villaggi alle città di molti uomini fece sì che nelle aree rurali rimanesse una forte componente femminile. Le donne incominciarono a essere sempre più coinvolte oltre che nella gestione sociale dei nuclei famigliari, anche nella gestione dell’amministrazione degli enti locali. Di seguito, questo cambiamento si verificò anche nelle aree urbane.
Dal punto di vista politico, a livello nazionale, il Senegal non stette a guardare e ratificò la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (il 5 febbraio 1985), adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. E nel 2010 approvò in Parlamento una legge che dichiarò la parità assoluta tra uomini e donne. Oggi le donne in Senegal sono poco più del 50% della popolazione: esattamente 8.140.343 su una popolazione totale di 16.209.125. Nonostante tutto, il cammino per un’effettiva parità tra i sessi è ancora lungo: si registrano, infatti, alti tassi di analfabetismo femminile e la persistenza della pratica delle mutilazioni genitali nelle aree rurali. Senza addentrarsi in questioni di natura etico sociale, il presente articolo vuole parlare dell’imprenditoria femminile senegalese con un focus sull’industria tessile. Per fare ciò, occorre innanzitutto trovare una definizione di “imprenditrice” nel contesto africano e questo non è facile. Non è facile, perché vi sono poche pubblicazioni direttamente correlate alle donne imprenditrici in questa regione. Ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che le donne abbiano lavorato a lungo nel settore informale, pertanto senza un’organizzazione e strutture adeguate. Per concludere, come verrà esposto nell’articolo, parlare di imprenditoria femminile senegalese e tessile, significa analizzare un settore con una presenza femminile limitata ma con dei margini di crescita che potranno risultare molto interessanti nell’imminente futuro.
Per quanto riguarda il lato produttivo, le donne senegalesi hanno sempre avuto un ruolo sociale importante. In una società prevalentemente agricola, come quella tradizionale senegalese, oltre ad essere responsabili dei compiti domestici, si occupavano di gran parte del lavoro agricolo[1]. Voir Diop ne “L’Afrique précoloniale” mostra come già nel XV secolo, proprio nel regno di Cayor[2], erano le donne le maggiori beneficiarie delle concessioni territoriali[3]. Di conseguenza, era delle donne la responsabilità di amministrare e riscuotere le tasse su questi appezzamenti di terra. A rafforzare questa tesi, Baumann nel descrivere le popolazioni africane in cui prevaleva l’economia di sussistenza, parla di “divisione complementare del lavoro”. Il ruolo dell’uomo riguardava soprattutto la caccia e la protezione dei membri della comunità delle invasioni tribali. Per quanto riguarda la donna, il suo ruolo era coltivare la terra per nutrire la famiglia[4]. Ciò è stato fondamentale per creare, quella che, oggi, rappresenta la donna senegalese imprenditrice. Sebbene le premesse storiche parlino di un ruolo attivo della componente femminile e sebbene questa componente non possa definirsi esaurita ai giorni nostri; oggi in Senegal il ruolo femminile nel mondo del lavoro formalizzato non può definirsi preponderante. Più della metà (62,5%) della popolazione senegalese in età lavorativa (15 anni o più) ha partecipato al mercato del lavoro nel quarto trimestre del 2018[5]. Se invece si analizza il dato per genere, il 70,2% degli uomini ha partecipato al mercato del lavoro, mentre la percentuale scende al 55,2% se analizziamo la sola popolazione femminile[6]. Il tasso di occupazione femminile è del 33,9% rispetto al 58,2% maschile[7]. Anche il tasso di occupazione salariale dell’uomo è più alto rispetto a quello delle donne, rispettivamente il 45,6% e il 27,2%[8]. Per chiudere, il livello di disoccupazione colpisce decisamente più quest’ultime (24,1% contro 6,2%)[9]. Da questi dati, si può notare come, sebbene le donne siano attive nel settore lavorativo, soffrano ancora di un divario considerevole. Ecco perché nel 2014, si è resa necessaria la creazione di un fondo nazionale per la promozione dell’imprenditoria femminile (FNPEF)[10]. L’obiettivo è quello di promuovere l’imprenditoria femminile attraverso la formazione e lo sviluppo delle capacità delle imprese, facilitando il loro accesso alle risorse finanziarie[11]. Con un budget di un miliardo di FCFA[12] (1524484.19 euro) , il fondo nazionale per l’imprenditoria femminile mira a creare, sviluppare e perpetuare le attività delle donne. Tra gli altri obiettivi, il fondo mira a contribuire a rafforzare le capacità manageriali e gestionali delle donne imprenditrici ed a supportare in maniera tecnica e logistica, le imprese femminili. Inoltre, il fondo per l’imprenditoria femminile, concede prestiti a tassi che vanno dal 5 al 7% alle donne presenti nelle aree urbane e rurali nelle undici regioni del Senegal[13]. Ci troviamo, dunque, ancora in un contesto in cui resta fondamentale un intervento centralizzato per supportare l’imprenditoria femminile. Fatte queste premesse, come si inserisce il settore tessile in un contesto dove la donna senegalese sta cercando di spiccare?
Partiamo da tre presupposti: l’industria tessile senegalese è relativamente piccola, legata ancora all’informale e con un giro d’affari relativamente modesto. Spicca un dato, il 51,5% dell’industria tessile ha un capitale sociale inferiore a un milione di FCFA[14] (1524.48 euro). Un altro dato significativo è la ripartizione dell’occupazione per settore industriale in base alle caratteristiche formali e informali delle imprese, dove l’industria tessile ha uno squilibrio enorme. Si riporta infatti solo un 1,8 % di formale, contro un enorme 98,2% di informale[15]. Passando all’analisi sul genere, anche nel tessile, la maggior parte delle imprese individuali in Senegal sono di proprietà di uomini, solo il 17% appartiene alle donne[16]. Le imprenditrici sono più presenti in servizi di hotel, bar e ristoranti in cui il 72,8% delle unità economiche del settore appartiene alle donne[17], che sono attive anche in settori come il commercio (38,9%) e i servizi personali vari (27,6%)[18].
Cosa ci suggeriscono questi dati? In prima battuta che c’è un ampio margine di crescita. Un settore industriale relativamente piccolo, con poche pretese di export, può però rivelarsi dinamico per quanto riguarda il mercato interno. Parlare di tessuti significa parlare di moda e nella terra del Bazin (tessuto a base di cotone tinto a mano, che risulta damascato e caratterizzato da rigidità e brillantezza) le creazioni in Wax possono dare un nuovo slancio all’industria tessile e soprattutto alla componente femminile del settore. Il tessuto a stampa Wax è in cotone colorato di produzione industriale e viene prodotto con una tecnica di tintura a riserva a cera ispirata al batik. Questo tessuto cerato seduce sempre di più e oltre a prestarsi a diversi usi come scarpe, borse e collane, è fortemente legato all’arte del riuso. Con l’applicazione di patch in Wax si può ridare vita ad oggetti di seconda mano. In seconda analisi, l’enorme squilibrio tra attività formali e informali è destinato a cambiare. Questo farà parte di un inevitabile processo di regolarizzazione burocratica in seno al Senegal che può avvantaggiare la componente femminile impiegata per di più nella sfera informale del commercio e nella conseguente economia sommersa. Stando a tali osservazioni, il 17% di imprenditoria femminile può crescere. L’eventuale crescita può essere collegata al fattore sopracitato e all’impulso che istituzioni come il fondo nazionale per la promozione dell’imprenditoria femminile potranno garantire. Inoltre, il settore tessile è prettamente “giovane”, il 46,8% degli impiegati ha meno di 35 anni[19]. E’ il settore più giovane di tutti[20] e, guardando al futuro, questo dato può offrire un vantaggio competitivo.
Allo stato attuale, parlare di imprenditoria in Senegal, significa discutere di un settore prettamente maschile. Non fa certo eccezione l’industria tessile, dove un modesto 17% di componente femminile cerca di farsi spazio. Detto ciò, come abbiamo visto sopra, questo è un settore dove le donne potranno dire tanto in futuro. Nel Senegal attuale ci sono deputate e ministri donne che, a livello legislativo, godono degli stessi diritti degli uomini. Per decenni, lo status delle donne senegalesi ha subito dei cambiamenti sotto l’effetto di shock specifici. Questi mutamenti storici stanno continuando e, grazie alla spinta politica, è auspicabile che l’emergere dei salari, l’inserimento delle donne in posizioni socio/politiche chiave e l’azzeramento di fenomeni sociali e culturali ancora presenti soprattutto nelle zone rurali, portino ad un’emancipazione completa della donna senegalese.
[2] Il Regno di Cayor (1549-1879) è stato il più grande e più potente regno che si scisse dall’Impero Wolof, in quello che è l’odierno Senegal. Cayor era situato nel nord e nel centro del Senegal, a sud-est di Waalo, ad ovest dell’Impero Wolof, e a nord di Baol e del Regno di Sine.
[3] Voir Diop, C.A. : L’Afrique précoloniale, Paris, Présence Africaine, 1960
[4] Baumann, H: “The division of work according to sex in African Hoe culture”, in Africa, vol I, 1928.
[5] MINISTERE DE L’ECONOMIE, DU PLAN ET DE LA COOPERATION, ANSD, Enquête nationale sur l’Emploi au Sénégal Quatrième trimestre 2018, Agence nationale de la Statistique et de la Démographie, 3.
[6] Ibid.
[7] Ivi, 4.
[8] Ibid.
[9] Ivi, 5.
[10] http://fnpef.sn/index.php/fnpef/origine-du-fnpef
[11] http://fnpef.sn/index.php/fnpef/objectifs-et-missions
[13] Ibid.
[14] MINISTERE DE L’ECONOMIE, DES FINANCES ET DU PLAN ET DE LA COOPERATION, ANSD, Rapport global du Recensement général des Entreprises, Janvier 2017, 29
[15] Ivi, 23
[16] Ivi, 48
[17] Ibid.
[18] Ivi, 46
[19] ivi, 48.
[20] Il dato fa’ riferimento al “Rapport global du Recensement général des Entreprises” dell’ANSD e risulta essere il più alto con il 48,8%. Gli altri settori presi in esame sono: agricoltura, allevamento e pesca, industria alimentare, altre industrie, edifici e opere pubbliche, commercio, trasporto e telecomunicazione, hote, bar e ristorazione, servizi per imprese e per chiudere servizi personali.
Michel Komlan Seto
Research & Analysis Officer in Senegal per l’associazione di volontariato CPS (Comunità Promozione Sviluppo) nell’ambito del programma dell’ “Italian Department for Youth Policies and Universal Civil Service”. Studente del Master Online “ICT for Development and Social Good” dell’Università di Torino.