“Capelli, lacrime, zanzare” di Namwali Serpell, il racconto di uno Zambia in cui si intrecciano i destini di tre famiglie

“Tutto insieme contemporaneamente è come vede uno sciame, mentre voi umani andate dall’inizio alla fine. E così raccontiamo un atto per volta: un passo alla volta, causa ed effetto, un fremito e un capitombolo dopo l’altro”.

“Capelli, lacrime, zanzare” è il primo romanzo di Namwali Serpell e racconta la storia di tre famiglie che vivono e intrecciano i loro destini. Famiglie molto diverse per origine, ceto, aspirazioni e possibilità: hanno un ignaro capostipite comune, il colonialista inglese Percy.

Attraverso le vite dei protagonisti del romanzo ci immergiamo nella storia del Paese in cui vivono, lo Zambia. Ma attenzione, non aspettatevi un romanzo che fornisca fatti storici e culturali realistici, che proponga una unica soluzione narrativa ed interpretativa di un Paese. O che magari proponga atmosfere o cliché che ne rendano semplice la lettura.

Ciò che leggerete sarà un romanzo dai molteplici stili. Troverete ricostruzioni storiche accurate, che si snodano attraverso le atmosfere e le metafore del realismo magico: proprio come in “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Marquez e in “I figli della mezzanotte” di Salman Rushdie conoscerete personaggi incredibili.

Non solo: vi immergerete in una Lusaka multiculturale e multilinguistica, che vi ricorderà la Londra di “Denti Bianchi” di Zadie Smith. Le tre famiglie protagoniste del libro provengono da paesi e parlano lingue diverse: alcuni sono nativi dello Zambia e usano anche alcune delle lingue indigene, come il bemba e il nyanja, mentre altri provengono da paesi diversi, come l’Italia, l’India e l’Inghilterra. Nel corso del libro vi imbatterete (grazie alla traduzione di Enrica Budetta) in un flusso continuo di accenti, espressioni e parole ricavate da lingue diverse: inglese britannico, inglese americano, zambiano, zinglish.

Ad arricchire ulteriormente il quadro ci pensa la virata stilistica finale, che trasforma il romanzo in un racconto di fantascienza: “Capelli, lacrime, zanzare” si è aggiudicato, nel 2020, il Clarke Award 2020, premio letterario britannico assegnato ogni anno al miglior romanzo di fantascienza pubblicato nel Regno Unito nell’anno precedente. Premio istituito nel 1987, assegnato per la prima volta a Margareth Atwood, per il romanzo “Il racconto dell’ancella”.

Oltre alla storia, alla magia, alla fantascienza troverete… l’epica: ogni capitolo del romanzo viene aperto e chiuso dal ronzare maestoso di un coro di zanzare. Loro sono le Narratrici, commentano tutta la storia, onniscienti e beffarde. Regalano il loro punto di vista, e restituiscono le giuste proporzioni alle vicende umane. La storia inizia nel 1904 e si chiude nel 2014: un secolo, narrato attraverso un albero genealogico e suddiviso in tre sezioni, la prima dedicata alle nonne, la seconda alle mamme, la terza ai figli delle tre famiglie protagoniste.

Prima generazione, le nonne: una donna italiana, una inglese e una zambiana. La prima è Sibilla, italiana: ragazza magica, coperta dalla testa ai piedi di peli neri, lisci, morbidi e fitti, approda in Zambia per seguire il marito, tecnico della Impresit Kariba, impresa del Gruppo Fiat che realizzò la costruzione della Diga di Kariba. Sibilla assiste impotente al disastro ecologico più rapido e definitivo causato da una sola azione umana fino a quel momento «… deportarono i Tonga dentro camion strapieni. Gli abitanti furono allontanati dalle loro case per approdare a una terra senza paludi, senza fiume, dove il suolo era pieno di piombo… quando la diga era stata completata soltanto a metà, arrivarono piogge intense e lo Zambesi si gonfiò e gliela fece pagare…» I capelli di Sibilla, intanto, tessono trame e creano legami intergenerazionali, si intrecciano alle vite delle altre famiglie.

La seconda nonna è Agnes. Inglese, nipote di Percy, tennista promettente resa cieca da una malattia. Si innamora e sposa, contro i pregiudizi razziali della sua famiglia, uno studente di ingegneria nero e zambiano, Ronald. Con lui si trasferisce nella Rhodesia del Nord e partecipa nascita dello Zambia nel 1964. Entra a far parte del circolo universitario dei Rossi e partecipa all’elaborazione del concetto di Terzo Mondo di Mao Tze Tung, si identifica nell’umanesimo zambiano di Kenneth Kaunda. Un matrimonio in crisi e l’eredità del colore della sua pelle la lasceranno ai margini della Storia.

La terza nonna è Matha Mwamba: a 17 anni e diventa la prima (e ultima) aspirante Afronauta della storia dello Zambia (per saperne di più: www.youtube.com/watch?v=lb3pu5jXWHU). Il programma viene chiuso, Matha si scontra con una relazione finita male e una gravidanza che la scaraventano in un buco nero di povertà, solitudine e lacrime inarrestabili. Le zanzare sornione commentano: «Buon vecchio Eddie, genio Afronauto! …lo proclamiamo uno di noi, l’insetto per eccellenza, capace di pungere regole e convenzioni… Alla fine però si arrese alle consuetudini… è vero che la libertà può spingerti troppo lontano, che l’ambizione è una fiamma fino a diventare troppo intensa. Provate a chiederlo a Matha. Spiccate il volo verso il sole troppo presto, volate troppo in alto e perirete nel sole calamitoso!»

Le tre nonne generano le mamme: la storia delle tre donne vi farà confrontare con personaggi più crudi, che si muovono all’interno di uno spazio compresso e quasi asfittico, strette fra autoaffermazione e patriarcato.

Il nuovo Zambia non è in grado di migliorare la vita dei suoi cittadini, ed in particolare delle sue cittadine, dovendosi barcamenare tra crisi economica, debito, riforme dettate dal Fondo Monetario Internazionale, epidemia di AIDS. Ceto sociale, colore della pelle, disponibilità economica, definiscono ineluttabilmente il perimetro dell’azione dei nostri personaggi. Seguirete le vicissitudini di commercianti di parrucche, prostitute, parrucchiere, medici di fama internazionale e ricche donne annoiate: tutti alla ricerca di affrancarsi e accaparrarsi uno spazio, in una Lusaka dai molti contrasti e in continua evoluzione. «Siamo come matrioske della metamorfosi, ogni fase della nostra esistenza di dischiude dalla precedente. Spacca il guscio, allarga bene la fessura, poi fai una muta completa del primo involucro».

Ed ecco che l’autrice passa il testimone ai figli, che decideranno di sabotare il presente attraverso la tecnologia. Namwali Serpell cambia ancora genere: utilizza la fantascienza per interrogare il neocolonialismo dall’interno, riscrivere eventi quotidiani e proporre finali alternativi. L’ultima parte della storia si inserisce nel più vasto filone di letteratura fantascientifica africana. La fantascienza africana rielabora i maggiori temi fantascientifici degli ultimi decenni – come Intelligenza Artificiale, Cyber terrorismo, mondi sensoriali simulati – attingendo alle atmosfere della tradizione popolare, e li trasforma in nuove dimensioni narrative originali e decolonizzate: un modo per riscrivere il presente e di proiettarlo in un futuro divergente. “Capelli, lacrime e zanzare” contribuisce ad arricchire il panorama letterario del genere, trascinandovi in un turbine d’acqua, sciami elettronici e impianti sottocutanei.

Alla fine di questo vorticoso romanzo troverete, alle vostre spalle, l’indomabile fiume Zambesi: di fronte a voi il dilemma: cosa succede se l’errore viene trattato non come qualcosa da evitare ma come la base stessa della creatività e della comunità umana?

Ancora una volta, la risposta arriva dalle zanzare «Errore. Http 404 file non trovato. Non riusciamo a recuperare il feed. Controllate il monitor e riprovate».

Namwall Serper

Namwali Serpell è nata a Lusaka. Il suo primo romanzo, The Old Drift (Hogarth, 2019), ha vinto il premio Anisfield-Wolf Book per la narrativa “che affronta il razzismo ed esplora la diversità”, l’Arthur C. Clarke Award per la fantascienza, il Grand Prix des Associations Littéraires Prize for Belles -Lettres, e l’Art Seidenbaum Award del L.A. Times per la prima narrativa. “Capelli, lacrime e zanzare” è edito in Italia da Fazi, tradotto da Enrica Budetta.

Francesca Panunzi

Esperta di cooperazione di credito e accanita lettrice