SENEGAL: Nel paese della Teranga vince la democrazia

Bassirou Diomaye Faye è il quinto presidente della Repubblica del Senegal.

Il 24 Marzo 2024 ha vinto la democrazia nel paese della Teranga.

Prima di questa storica data, però, negli ultimi quattro anni, sotto il governo dell’ormai ex presidente della Repubblica, Macky Sall, in Senegal, è successo quello che non era mai successo: la democrazia senegalese è finita sotto attacco più volte.

Il Senegal ha sempre rappresentato un modello di democrazia reale in Africa occidentale, da quando, il 4 Aprile del 1960, ha conquistato l’indipendenza dalla dominazione coloniale francese. Il fatto che il primo presidente eletto del Senegal, Léopold Sédar Senghor fosse cristiano in un Paese che ha quasi il 90% della popolazione musulmana, dimostra che la democrazia ha rappresentato il fulcro e l’essenza della politica senegalese sin dai primi anni.

Questo modello, purtroppo, si stava per frantumare in questi ultimi anni. L’ormai ex presidente Macky Sall, tra il 2019 e il 2024 ha fatto di tutto per evitare che un un nuovo candidato, Ousmane Sonko, con la sua visione antifrancese e progressista, risvegliasse nella popolazione e soprattutto nei giovani la voglia di cambiamento.

Nel 2021, Ousmane Sonko è stato, prima, arrestato con questa accusa e, dopo che le accuse si sono rivelate false, un anno dopo, una nuova condanna: due anni di carcere per “corruzione di giovani” e istigazione alla violenza. Questo ha portato allo scoppio di una serie di manifestazioni in tutta Dakar. Scontri tra polizia e il popolo, molti giovani. L’Università Cheikh Anta Diop, luogo di cultura e studi che diventa un campo di battaglia, sassi da una parte, pallottole dall’altra. Fumo e fiamme che nascondo come nebbia la pace di un paese che non è abituato a questo tipo di violenze.

Il 31 luglio del 2023 il governo di Macky Sall, attraverso un comunicato del Ministero dell’Interno, ha deciso di sciogliere PASTEF, il principale partito di opposizione il cui leader era proprio Sonko, una mossa molto pericolosa – oltre che totalmente antidemocratica – che ha causato ancora una volta lo scoppio di violente proteste in tutto il Paese. A dicembre dello scorso anno poi, Macky Sall ha dichiarato che non si sarebbe ricandidato, ma il 2 febbraio, a ventidue giorni dalla data fissata per le nuove elezioni, un altro colpo di scena. Lo stesso giorno, durante l’Assemblea Nazionale, si votava un nuovo disegno di legge – non presentato da Sall, ma dal partito di Karim Wade, figlio del leader del Partito Democratico Senegalese Abdoulaye Wade ex presidente del Senegal -, che prevedeva di posticipare le elezioni ad agosto. Questo perché Wade, che si voleva candidare alle prossime elezioni, in quel momento non poteva farlo perché ha la doppia cittadinanza e secondo la costituzione senegalese è vietato candidarsi se si è in possesso di un secondo passaporto. Macky Sall, coglie l’occasione, per annunciare che le elezioni sarebbero state posticipate a dicembre 2024.

L’opposizione era contraria alla proposta. L’aria in aula è diventata sempre più tesa fino a quando verso le 22:30 è entrata la sicurezza che ha letteralmente scortato tutti i membri dell’opposizione fuori dall’assemblea. In Senegal non è mai successa una cosa del genere. Soltanto dopo l’uscita dell’opposizione, la proposta è stata votata e chiaramente approvato all’unanimità. Fuori dall’aula, come prevedibile, sono divampate le proteste. L’azione del governo è stata percepita come un vero e proprio colpo di stato istituzionale, non fatto con le armi ma ugualmente pericoloso. Nel passato queste cose potevano accadere, ma il popolo non aveva a disposizione strumenti per potersi informare e per potersi mobilitare. Oggi, per fortuna non è più così, con l’avvento degli smartphone e dei social le notizie viaggiano a velocità doppia.

Le continue manifestazioni e il risveglio dei giovani senegalesi ha costretto il presidente uscente a non poter più rimandare le elezioni. La data scelta è il 24 Marzo. Dieci giorni prima delle elezioni, Macky Sall, ha “concesso” l’amnistia a molti dei principali oppositori politici che aveva messo in carcere, tra cui Ousmane Sonko e Bassirou Diomaye Faye.

Sulla testa di Sonko pendeva ancora il divieto di potersi candidare alle presidenziali e così il leader di Pastef ha scelto Diomaye come sostituto candidato.

 “Questa volta”, afferma il sociologo italo-senegalese Aly Baba Faye, “sembra essere stata ribaltata la logica che vorrebbe che le elezioni presidenziali siano l’appuntamento tra un uomo e il suo popolo. Per una volta, abbiamo un progetto e non un uomo che presiede il Senegal. Diomaye è stato scelto da Ousmane Sonko, quando quest’ultimo ha capito che non si sarebbe potuto candidare direttamente, con lo slogan ‘Diomaye mooy Sonko, Sonko mooy Diomaye’ cioè ‘Diomaye è Sonko, Sonko è Diomaye’”.

Con il 54,28% delle preferenze, il 2 Aprile 2024, Bassirou Diomaye Faye, è stato eletto ufficialmente presidente della Repubblica del Senegal.

La scelta di Sonko, di mettere al centro il progetto, prima che sé stesso, è molto più di un atto di generosità: è lungimiranza.

“E oggi, al di là del fatto che sulla poltrona presidenziale si sieda uno solo, siamo di fronte ad un duo al vertice del paese con un presidente e un primo ministro che nulla separa se non il formalismo del ruolo. Ad essere declinato sarà il loro comune progetto di rottura e innovazione. Non posso che pregare per la loro riuscita.”, conclude Aly Baba Faye.

Abdou M. Diouf
Biologo molecolare, scrittore al suo secondo romanzo e pallavolista professionista